Storia di Palermo vol. III. Fu il primo libro che mi venne appioppato appena entrai in redazione (giugno 2003, ancora con la semplice promessa dell’assunzione), forse per vedere se ne ero all’altezza. L’esperienza della Storia di Palermo, in realtà, fu contraddittoria da molti punti di vista: perché sperava in finanziamenti mai puntuali, perché doveva essere la panacea di ogni problema, perché, soprattutto, tentava di mettere assieme, sotto la guida di un outsider, svariati e spesso retrivi baroni universitari che, presi singolarmente, talvolta erano trattabili, ma nel complesso e nella loro scarsissima attitudine alla collaborazione si rivelarono una fatica in più da durare. A dirigere l’opera era stato chiamato Rosario La Duca (1923-2008), erudito cultore di storia locale, forte di un ricchissimo fondo librario e documentario personale collezionato lungo la vita intera, uomo di estrema gentilezza, disponibilità e contagiosa simpatia… forse un po’ deluso dagli “intellettuali”, dal momento che per lo più lo si vedeva attorniato da personaggi modesti che lo adulavano in cerca di un dono o di un favore, durante lunghissimi pomeriggi trascorsi nei bar di Corso Vittorio Emanuele. Visitare la sua biblioteca – accadde quattro o cinque volte – era interessante e avvincente, almeno quanto sentirlo parlare, perché nel suo esprimersi non c’era mai il tono della prosopopea bensì sempre quello dell’autorevolezza nonchalant. Era lui, almeno in teoria (antiaccademico per definizione), a indicare gli accademici che avrebbero dovuto scrivere i testi delle miscellanee, come quella del III volume, dedicata all’epoca che va dai Normanni ai Vespri Siciliani. Fra questi, che vennero in casa editrice per lo più uno per volta, onde evitare d’incontrarsi e litigare, vi erano personaggi dalle più diverse e bislacche bizzarrie, qualcuno anche completamente rincoglionito, non pochi professionisti di gran valore che, impegnati nelle loro cose, consideravano quest’opera come un panettone ricoperto di cioccolato monetario istituzionale, non un testo che sarebbe andato a beneficio delle loro carriere. In effetti la Storia di Palermo, che sarebbe dovuta arrivare al decimo volume ma ne uscirono solo quattro, era un’opera elefantiaca, fatta con le più dispendiose (e non sempre indispensabili) soluzioni cartotecniche, affiancata a un prodotto multimediale (inizialmente dvd, poi cd-rom) meramente riempitivo. Cionondimeno, lo sforzo redazionale e l’impegno profuso in tutti i sensi per la buona riuscita di questo III volume fu estremo, cercando di uniformare, levigare, aggiustare e rendere credibili una serie di testi che, ripeto, uno per uno andavano tutti bene ma che non si erano affatto posti il problema di dialogare. Insomma: fu un lavoro di “cara editrice” vero e proprio – a prescindere dalle premesse e dalle prospettive – che mi permise di affinare alcuni strumenti del mestiere e di capire, una per una, le persone con cui avrei lavorato in redazione. Una versione dei soli testi, corredati dall’iconografia a colori, potrebbe molto degnamente tornare in libreria. Aver visto le molte pile di volumi accatastati nel magazzino fallimentare – mezzi umidi e macilenti, come fossero i cartoni di una pizzeria dopo il bombardamento e l’inondazione – è stato un dolore difficilmente descrivibile.
Storia di Palermo vol. III
Cfr.:
Editing,
Libri, Books