«Con due pizze le diamo una birra in omaggio»… così la porti a casa, la metti in frigo e la dimentichi per un paio di giorni. Nel frattempo lavori a varie cose, compresi un paio d’inviti istituzionali, di quelli in cui ti fanno impazzire col posizionamento dei dannatissimi loghi e marchi istituzionali, che a volte importano più del contenuto (specialmente quando contenuto non ce n’è). Si fa sera, sei esausto, apri il frigo senza troppe aspettative e noti la bottiglia di birra derelitta che ti guarda invitante e tutta goccioline. Decidi di tracannarla, dopo tutto è una bottiglietta di birra, che sarà mai? Però dopo aver bevuto, vagamente memore delle cose della giornata, ti cadono gli occhi sul tappo che giace lì di fronte e pensi di avere le allucinazioni… Poi pensi alla riunione di presentazione del logo, alla quella frase preparata per giorni e giorni («perché noi dobbiamo essere un’Istituzione nel settore birra»), all’applauso di approvazione… e ti addormenti sperando che non ti venga in sogno San Caratteruzzo (cioè San Giovanni Evangelista, protettore, fra l’altro, dei tipografi).
Il birraio di Palazzo Madama
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