Romeo e Giulietta lo abbiamo interpretato due volte, la prima volta, nel 2009, ci siamo spinti verso una soluzione più coraggiosa, sostenuti da una committenza fiduciosa e dall’atmosfera di sfida quotidiana che si viveva durante quella misconosciuta stagione. Alcuni imbecilli pensarono alle insegne della toilette, molti altri compresero il riferimento, qualcuno addirittura notò che “Giulietta” non era fatta con un pittogramma qualsiasi (infatti la scegliemmo fra le sinuose ed eleganti figure della segnaletica indiana). La seconda interpretazione, più oleografica ma non senza una certa malizia, appartiene all’ultimo periodo di collaborazione col Teatro Massimo, caratterizzato da una certa tensione ma nel quale, comunque, non venne mai meno il rispetto nei confronti del nostro lavoro.