Ecco un esempio di quel che cerco di non fare: la bacchetta alla rovescia (con o senza moncherini che spuntano dal nulla). Le mani hanno eccome un forte potere espressivo (le ho usate a mia volta in qualche occasione: vedi qui, dove citavo velatamente Bruno Munari), però c’è modo e modo. Chissà se il maestro Manzoni se n’è accorto: lo ricordiamo come persone dotata di severo carisma, disposta a dare ma esigente nel chiedere; più esigente, certamente, dell’ufficio grafico Feltrinelli che, più impegnato a rivestire le novità, ha lasciato correre sull’ennesima ristampa di un libro che ha ancora molto da dire nel testo ma, purtroppo, resta muto in copertina. E non pensiate che esagero, perché se la copertina ha anche il compito di presentare quel che racchiude, un libro sull’ascolto della musica sinfonica (usualmente interpretata da una persona che impugna la bacchetta nella mano destra) non può essere “buono” se lo si presenta con l’immagine sbagliata. Chissà perché poi… forse è il retaggio di maestre e maestri elementari severi dalla bacchetta facile? Beh, avrebbero potuto esserlo ancora di più!
Sulla medesima faccenda della bacchetta tenuta con la mano sbagliata (per incuria e anche per supina assuefazione a photoshop), potrei scrivere assai e citare assai (la usano in continuazione non solo i pubblicitari scadenti prestati alla musica ma anche quelli blasonati che lavorano per il settore privato più abbiente: per esempio le banche); aggiungerò forse, un po’ per volta, altri moncherini alla collezione, magari anche su segnalazione 😉