Dice il saggio. La collana dei Saggi Einaudi fa parte del codice genetico di ogni intellettuale italiano e ogni intellettuale italiano si sentirebbe lusingato venendovi ospitato; tuttavia anche in questo splendido hortus conclusus cresce di tanto in tanto qualche filo d’erba di muro.
Prendiamo per esempio l’indice dell’interessante saggio Il cappello di Vermeer di Timoty Brook, dove l’indice mostra un paio di appariscenti inestetismi e disfunzioni. Per prima cosa la ripetizione pleonastica del titolo e poi un’usanza scolastica e infinitamente deprecata dell’indicare (inutilmente) i capitoli come “capitolo primo”, “capitolo secondo” ecc. per di più affiancandovi il titolo del capitolo mesesimo. La numerazione, sia numerica sia letterale, a meno di frequenti e meccanici rimandi, non dice niente (chiunque è in grado di contare da sé da uno a otto…) e i titoli risultano sviliti e quasi ornamentali.
Lasciamo stare l’uso di ben tre corpi, dove già l’alternanza di tondo e corsivo sarebbe stata sufficiente, ma scorrendo l’indice (già…) a pagina 247 vediamo essere state collocate le Note, rendendole così scomodissime da raggiungere e risolvendo pigramente un paratesto che con la tecnologia attuale è indispensabile e irrinunciabile avere a pie’ di pagina.