Palermo anni Sessanta (Teatro Massimo 2013-2014). La mostra Palermo anni Sessanta, allestita due volte (nel 2013 anche come commemorazione dei cinquant’anni del Gruppo ’63, e nel 2014 come corredo iconografico e storico al festival “Nuove Musiche”), a cura di Floriana, fu fatta, come spesso accade per le cose che le autorità amano celebrare, con tutto l’affetto del mondo e senza il becco di un quattrino. In pochi, ma intelligenti, hanno letto il testo che la curatrice ha scritto (a prosecuzione di un suo libro precedente), muovendo finalmente alcune critiche strutturali a un fenomeno artistico e culturale che, altrimenti, viene riesumato solo con toni nostalgici. La mostra, che esponeva materiali di varia provenienza e sostanza (partiture, lettere, locandine, bozzetti, figurini ecc.), fu allestita a partire dalla montagna (letteralmente una montagna) di rassegna stampa che Floriana stessa ha pazientemente compulsato, creando con alcuni frammenti di essa un collage che faceva da sfondo a tutti i pezzi esposti (mascherato con della carta velina). Le didascalie, anche per evitare le solite rotture di scatole sul “aumenta un pelino” oppure (più raramente) “diminuisci un pelino”, furono composte una per una con la macchina da scrivere, che non permette differenze di corpo tipografico, e accostate ai determinati pezzi con puntine da disegno, spille o pinze, nello spirito di quel che poteva offrire una scrivania di mezzo secolo prima. Per questa mostra, come per altre due, una su Verdi e l’altra su Wagner, venne richiesta la pubblicazione del testo a fronte in inglese, affidando al traduzione a un professionista che se ne occupò con estrema rapidità, quantunque, a nostro avviso, non sempre corrisposta da analoga consistenza linguistica.